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Il territorio

“La Città Bella” sorge sulla costa occidentale della penisola Salentina. Le origini della città sono molto confuse, alcune tesi sostengono che fu fondata dagli etruschi, altre ipotizzano che sia stata creata da Idomeneo re di Creta o nel 389 a.C. da alcuni siciliani scampati alle persecuzioni del tiranno Dionigi.
Fu municipio romano con il nome latino Anxa, in seguito saccheggiata dai vandali nel 456 e poi passò per circa 517 anni sotto il dominio dell’impero d’oriente, dove divenne colonia greca con il nome di Kalè Polis (Città Bella). I Normanni la conquistarono nel 1701, ma fu rasa al suolo dal re Carlo D’Angiò nel 1284.Gallipoli è stata ricostruita per volere della regina Giovanna I nel XIII secolo e fece fronte agli attacchi dei turchi, veneziani e a quelli di Carlo VIII, ma divenne roccaforte degli spagnoli fino al 1860, anno in cui fu annessa al Regno d’Italia.
La caratteristica della cittadina è la divisione della sua estensione territoriale in due zone ben definite: la città vecchia e il borgo nuovo.
Le vie del centro storico sono strette e tortuoso e questo schema di costruzione risale alla prima metà del 900 d.c., quando la città fu conquistata dai Saraceni. Un tempo Gallipoli era unita alla terraferma da un istmo, l’unico passaggio per accedere alla città. Questo passaggio era chiamato Porta terra e fu creato nel 1310 per opera di Roberto D’Angiò, figlio di Carlo II e in seguito distrutto nel 1887.
Nel 1484 Gallipoli fu occupata dai Veneziani che per accrescere la difesa dell’isola progettarono di tagliare l’istmo. Quest’opera fu, però eseguita solo dopo alcuni anni da parte degli Aragonesi che intanto presero possesso della città. Tra il 1601 e il 1608 fu realizzato il ponte con una struttura a dodici arcate e ancora oggi, questo ponte, è l’unico punto di collegamento tra l’isola e la terra ferma.
Il suggestivo centro storico, quindi, sorge su di un’isola calcarea ed è ricco di affreschi, costruzioni antiche e tutto ciò che è testimonianza, come abbiamo appena visto, di moltissime popolazioni e civiltà del passato. Per fronteggiare, infatti, gli attacchi nemici nel 1500 si eressero delle mura di cinta che poi furono ridimensionate in altezza alla fine dell’800, per consentire la vista del fantastico panorama. Le vie del centro storico sono costellate da bellissimi palazzi in stile barocco (come Palazzo Balsamo, Tafuri, Senape, Pirelli e quello del seminario), e da numerose chiese e chiesette soprattutto lungo le cinta murarie.
Subito dopo aver attraversato il ponte, ci si trova dinanzi all’ultimo baluardo di un lontano passato, la fontana greco – romana, considerata la più antica d’Italia , adorna di fregi e cariatidi che raccontano la metamorfosi di Dirce, Salmace di Biblide, trasformate in fonti. Da qui si entra nel borgo nuovo, dove il passaggio alla modernità è drasticamente segnato dal Grattacielo. E’ situato all’inizio di Corso Roma, via nevralgica che divide la città nuova in due parti comunemente denominate “ scirocco e tramontana”. Negli ultimi decenni, Gallipoli ha conosciuto una notevole espansione edilizia e può essere considerata uno dei più fiorenti centri salentini e ambita meta turistica.

Gallipoli e suoi porti

Gallipoli ha due porti, uno chiamato Porto peschereccio o Antico, situato nei pressi della Fontana Greca, proprio a ridosso del Rivellino, e un Porto mercantile che costeggia pare delle mura di cinta della città vecchia. Il porto peschereccio o
antico e quello più vecchio, si estende per circa 50 metri ed è usato per ormeggiare le paranze dei pescatori residenti, perché svolgono la loro attività per quasi tutto l’arco dell’anno.
Il Porto mercantile ha, invece, un’estensione di circa 80.000 metri quadri, ed è situato lungo una parte della città vecchia, mentre la parte turistica costeggia il lungomare a ridosso della stazione di Gallipoli. Durante il 1480, il porto di Gallipoli fu completamente ristrutturato dai Veneziani e subito dopo passò nelle mani degli Aragonesi. In quel periodo era il punto di riferimento per il commercio soprattutto dell’olio e del vino. Nel 1850, dopo aver subito varie ristrutturazioni, divenne il porto più importante della parte Jonica del Salento.

I Monumenti

Tra i numerosi monumenti di Gallipoli, ricordiamo il Castello Angiolino, costruito su di un preesistente impianto bizantino. Il castello è stato costruito durante il dominio Angioino, infatti, risale al XIII secolo. E’ circondato quasi completamente dal mare e si erge nei pressi del ponte che collega la città vecchia con la città nuova.
Le prime costruzioni del castello presentavano pianta quadrangolare, ma il ritorno degli Aragonesi decretò una recinzione a pianta poligonale, con gli angoli della torre di guardia a forma cilindrica, proprio perché la funzione era quella di proteggere la città, nel miglior modo possibile, dagli ormai numerosi attacchi degli invasori. Attualmente il Castello presenta una base quadrata, con quattro torri disposte in corrispondenza degli angoli. Le torri sono avvolte, nel centro, da un cordone che segna il libello del piano interno, e nella parte superiore sono ornate da piccoli archi. Durante il XVI secolo venne costruito il Rivellino, una quinta torre circolare, più bassa e più larga delle altre, staccata dalla cinta muraria, che svolgeva una funzione di punta per la difesa della città. Nel 1879 il Castello è passato sotto il demanio dello Stato; all’interno si trovano grandi sale con volte a botte e a crociera, molti cunicoli e camminamenti.
Un’altra grande opera d’arte situata nelle vicinanze del ponte che congiunge il borgo nuovo con la città vecchia è la Fontana Greco-Romana. E’ ritenuta la più antica d’Italia e gli studiosi hanno collocato la sua data di costruzione intorno al III secolo a.C.
Originariamente si trovava nella zona delle antiche terme, oggi più comunemente denominata “fontanelle”, ma nel 1548 venne trasportata nei pressi della chiesa di S. Nicola, ormai scomparsa e vi rimase fino al 1560 per poi arrivare definitivamente nel luogo attuale.
La facciata che volge a scirocco è suddivisa in tre parti da quattro cariatidi che sorreggono l’architrave con un ricco decoro ed è alto circa 5 metri. I basso rilievi sono ricavati da lastre di pietra dura locale e rappresentano le scene delle tre metamorfosi delle mitologiche Dirce, Salmace e Biblide. Il mito di Dirce è rappresentata a terra fra due torri e un po’ più in alto possiamo notare Dioniso nel momento in cui la trasforma in una fontana di pietra. Il mito di Salmace era la ninfa che rivolse le sue preghiere agli dei per formare un solo corpo con Ermafrodito, figlio di Venere e Mercurio, di cui era perdutamente innamorata. I loro corpi sono rappresentati incatenati, mentre vengono trasformati in una sola fonte in presenza di Cupido e Venere. Il mito di Biblide era innamorata del fratello Cauno, ma una volta respinta e consapevole dell’errore pianse fino a consumarsi di lacrime e gli dei, impietosi, la trasformarono in una fontana di pietra.
Sull’altra facciata sono rappresentati lo stemma di Gallipoli, un’epigrafe in latino e le immagini del re Carlo III di Borbone. In Basso, invece, c’è ancora l’abbeveratoio che in passato era utilizzato dagli animali.
Nel cuore della città vecchia sorge una delle chiese più importanti sia dal punti di vista artistico che religioso, è la Cattedrale di Sant’Agata. La sua costruzione ebbe inizio nel 1629, in pieno periodo Barocco, nello stesso luogo dove prima vi era una chiesa medievale gia distrutta nel XII secolo, tramandando fino a noi la devozione per la santa già dal lontano 1126.
La facciata della chiesa è stata realizzata in pietra leccese e presenta la ricchezza decorativa tipica del periodo a cavallo tra il’600 e il’700, quando nel Salento dominava l’opera del grande architetto-scultore Giuseppe Zimbalo. La chiesa è a croce latina a tre navate, con due file di colonne in ordine dorico realizza in carparo, invece l’altare maggiore presenta magnifici marmi policromi, che risaltano la forma sfarzosa del periodo. Nella cattedrale sono custodite, in delle teche, le reliquie di alcuni santi tra le quali quelle di San Fausto e numerosi dipinti di grande valore.
Poco distante dalla solenne Cattedrale si trova la chiesa di S. Teresa, costruita verso la fine del XVII secolo. Si può ammirare un ricchissimo altare, un organo settecentesco arricchito da decorazioni in oro e un’interessante tela raffigurante i Santi Agostino ed Ignazio di Lodola. Sempre nel borgo antico si possono visitare: la chiesta di San Francesco, costruita nella prima metà del XVII secolo, che conserva all’interno l’arco del presbitero decorato in oro, altari barocchi in pietra leccese e in legno intagliato e il dipinto raffigurante il transito di San Giuseppe posto alle spalle dell’altare maggiore; la chiesa della Purità, costruita nel 1644 grazie alla confraternita degli scaricatori di porto. L’interno presenta un’unica navata ed ospita l’altare maggiore in marmo in stile romanico, con alle spalle il dipinto della Madonna della Purità e sul lato, l’organo con il palco dei coristi, interamente in muratura. Nei sotto archi si può ammirare il dipinto dei quattro Evangelisti e diverse statue di legno e cartapesta.

Gallipoli e le sue feste

La città di Gallipoli, come qualsiasi altro posto nel Salento che si rispetti, è pieno di festività, credenze popolari, tradizioni, folklore, processioni, sagre popolari, dove il turista non può far altro che socializzare e sentirsi parte integrante di queste origini così profonde.
Le feste patronali sono tante, ogni paese ha il proprio santo protettore che viene celebrato e per Gallipolisono San Sebastiano, che ricorre il 20 gennaio, e Sant’Agata che ricorre il 4 e 5 febbraio. La sera, per le strade della città vecchia, sfila una processione solenne in onore del Santo. Alla processione partecipano tutte le confraternite della città, i cui membri sfilano con i caratteristici abiti tradizionali e in un ordine che deve rispettare l’anzianità. Lo stesso avviene per Sant’Agata, e si narra che un fantastico vascello con a bordo la Santa sia giunto, spinto dal vento di scirocco, sulle spiagge di Gallipoli. Dopo una breve permanenza presso la Cattedrale della città, il vascello riprese la navigazione fino alle coste della Sicilia, spinto dal vento di tramontana. In questi due giorni dedicati alla santa, oltre alla precessione, si celebra un solenne pontificale nella Cattedrale, durante il quale il Vangelo è letto in latino e in greco.
Antichissima è, invece, la tradizione del Carnevale nella città di Gallipoli, con testimonianze documentate che risalgono fin dai primi anni del’700. Tale era lo spirito popolare che dall’epoca medievale ai giorni nostri, queste radici folkloristiche così profonde sono state tramandate con una quasi perfetta aderenza alle origini. Questa tradizione non ha fatto altro che suscitare curiosità e interesse da parte di studiosi italiani e stranieri che, nelle loro passate e recenti indagini, hanno voluto evidenziare soprattutto come essa sopravvive in termini di espressività popolare nonostante il trascorso plurisecolare della storia cittadina. La manifestazione viene celebrata con un’ostentata ed esuberante teatralità, ed è un continuo intrecciarsi di credenze cristiane e rituali pagani. Non a caso, viene seguito un iter ben definito con il quale il popolo gallipolino da inizio al Carnevale; testimonianza è, infatti, il rito propiziatorio del fuoco, il 17 gennaio, quando enormi cataste di ramaglie d’ulivo vengono bruciate all’aperto, nelle varie piazze della città. E’ il rito delle “Focareddhe” che si accendono nei moltissimi crocicchi della città, dedicate a Sant’Antonio Abate, patrono del fuoco. Non appena le focareddhe vengono accese, il suono del tamburello saraceno apre le danze e si da così il via ad una scatenata euforia che dura fino all’avvento della Quaresima. Il Carnevale, così, ha sempre rappresentato per il popolo gallipolino un momento di sfrenata euforia. Dal borgo antico partiva la passerella di centinaia di maschere, realizzate con i panni poveri che la gente aveva a disposizione, ma anche con preziose sete e accessori; era il momento in cui tutti i ceti sociali dimenticavano la loro appartenenza e davano vita a questa grande festa che continuava poi nel borgo nuovo, fino alle prime luci dell’alba.
La sera del 17 gennaio, quindi, Gallipoli viene illuminata dai falò sancendo l’inizio ufficiale del Carnevale. Le focareddhe rappresentano per i gallipolini un appuntamento fisso da non perdere, infatti, per l’occasione vengono utilizzati radi di ulivo caduti dalla rimonda e accatastati a mo di pagliata. Anticamente la cenere era ritenuta benefica e veniva sparsa dall’alto delle mura, per placare l’ira del mare e consentire ai pescatori un tranquillo ritorno. Il rito anticamente era anche dedicato a Sant’Antonio Abate, detto “Sant’Antoni te lu focu”, per devozione al santo, e ogni famiglia offriva per il falò un fascio di rami con grande sacrificio, viste le ristrettezze economiche. Numerose le feste patronali che i gallipolini rispettano e celebrano con assiduità e tradizione popolare. Dopo la Quaresima e l’Avvento, già dal 15 ottobre, giorno di Santa Teresa, le strade si riempiono del profumo delle pittule (frittelle con verdura o pesce) e di dolci con cannella e chiodi di garofano. E’ il nostro modo di prepararci al Natale, oltre ai riti religiosi, presepi di cartapesta e presepi viventi, ci prepariamo soprattutto a imbandire le tavole con queste prelibatezze. Dopo il giorno di Santa Teresa ci sono ancora altre quattro tappe: Santa Cecilia (22 novembre), Sant’Andrea (30 novembre) la vigilia della Madonna Immacolata (7 dicembre) e Santa Lucia (13 dicembre).
Una festa da ammirare, ma soprattutto da vivere e la Santa Pasqua, centinaia sono le persone o turisti che dai paesi limitrofi vengono a Gallipoli per vedere la celebrazione di questo rito. Inizia tutto con la processione del Venerdì santo, quando la sera, le statue della Madonna Addolorata e del Cristo morto vengono portate in una processione lunghissima che dura fino alle prime ore del Sabato santo. La processione parte dalla città vecchia e prosegue per tutte le strade del borgo nuovo, dove, alle prime luci dell’alba del Sabato santo, le due statue si incontrano nei pressi del canneto; uno spettacolo veramente suggestivo.
Con l’arrivo dell’estate, poi, Gallipoli diventa teatro di grandi e importanti eventi musicali fiere e spettacoli pirotecnici. Il 24 e 25 luglio c’è la festa di Santa Cristina, il 10 e 15 agosto le famigerate notti di San Lorenzo e Ferragosto e così via; eventi che richiamano migliaia di turisti grazie anche ai numerosi concerti organizzati nell’area portuale di Gallipoli.